UNA CASA SENZA LIBRI E' COME UN CORPO SENZA ANIMA. (CICERONE)

domenica 13 febbraio 2011

Tutti amavano Siddarta. A tutti egli dava gioia, tutti ne traevano piacere. Ma egli, Siddarta, a se stesso non procurava piacere, non era di gioia a se stesso. Amato da tutti, pure non portava gioia in cuore. Lo assalivano sogni e pensieri irrequieti. Siddarta aveva cominciato ad alimentare in sé la scontentezza. Aveva cominciato a sentire che l'amore di suo padre e di sua madre, e anche l'amore dell'amico suo, Govinda, non avrebbero fatto per sempre la sua eterna felicità, non gli avrebbero dato la quiete, non l'avrebbero saziato, non gli sarebbero bastati. Aveva cominciato a sospettare che il suo degnissimo padre e gli altri suoi maestri, cioè i saggi Brahmini, gli avevano già impartito il più e il meglio della loro saggezza, avevano già versato interamente i loro vasi pieni nel suo recipiente in attesa,  ma questo recipiente non s'era riempito, lo spirito non era soddisfatto, l'anima non era tranquilla, non placato il cuore. Ma dove, dov'era questo Io, questa interiorità, questo assoluto? Penetrare laggiù, fino all'Io, a me. Ahimè! Questa via nessuno la insegnava, nessuno la conosceva, non il padre, non i maestri e i saggi. Tutto sapevano i Brahmini e i loro libri sacri, tutto, e perfino qualche cosa di più; di tutto s'erano occupati, della creazione del mondo, della natura del linguaggio, dei cibi, dell'inspirare e dell'espirare, della gerarchia dei cinque sensi, dei fatti degli dèi... cose infinite sapevano... Ma valeva la pena saper tutto questo, se non si sapeva l'uno e il tutto, la cosa più importante di tutte, la sola cosa importante? Molti versi dei libri santi parlavano di questa interiorità e di quest'assoluto; splendidi versi. "L'anima tua è l'intero mondo": così vi stava scritto. E vi stava scritto che l'uomo nel sonno, nel profondo sonno, penetra nel proprio Io. Meravigliosa saggezza stava in questi versi. Ma dov'erano i saggi, dove i sacerdoti o i penitenti, ai quali fosse riuscito, non soltanto di conoscerla, questa profondissima scienza, ma di viverla? Era questa che bisognava trovare: scoprire la fonte originaria nel proprio Io, e impadronirsene! Tutto il resto era ricerca, era errore e deviazione.
Tali erano i pensieri di Siddarta, questa era la sua sete, questo il suo tormento.

(Hermann Hesse - Siddarta)

2 commenti:

  1. Bellissimo, grazie per questa citazione che fa sempre piacere rileggere.

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  2. Mi fa piacere che ti piaccia. E' uno dei miei passaggi preferiti di questo libro, ci invita a riflettere in maniera profonda su noi stessi, su tutto ciò che ci circonda e sulla vita.

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